• Lucid Dreaming - Dream Views




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    Thread: sublatione

    1. #1
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      Lightbulb sublatione


    2. #2
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    3. #3
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    4. #4
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      Aww, it's significantly smaller.


      Anyway, can someone explain to me what sublatione is? Or what any of them are for that matter.
      Last edited by Catbus; 08-22-2008 at 10:59 PM.

    5. #5
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      Lightbulb

      ontologia della poiesis di g.p. di monderose maggia che cos'è che dà magia al giorno? che cos'è che dà magia al tempo? che cos'è che dà magia ai sogni? che cos'è che dà magia all'universo? che cos'è che dà magia alla notte? che cos'è che dà magia alle stelle? che cos'è che dà magia ai suoi occhi? che cos'è che dà magia? magia? maggio? maggia? che cos'è che dà magia a maggio? che cos'è che dà magia al mito? che cos'è che dà magia al silenzio? che cos'è che dà magia all'anima? l'essere? l'interessere? l'interesserci....essere assentemente presente essere presentemente assente....essere nella magia dell'essere, essere la magia dell'essere, essere magia in essere....? .tenera è la morte............................................. .................................................. .................................................. ................................di gpdimonderose..................................... .................................................. .................................................. ...............tenera è la morte quando s'annuncia con le stelle più belle............quasi fossero le sue pupille volanti. ....................oh quanti giorni ancora e poi il nulla?......vedrò le sue pupille di notte..........quando saliranno al cielo quali stelle................ohhh le regalo il mio nulla...perchè lei possa colmarlo d'infiniti baci.......mah i sogni che aleggiano la morte sono già giunti in punta di piedi...prima della fine dei tempi...............quando la follia approda al mattino...prima che la luna eclissi e il sole canti le lodi al cielo....oh arriverò a sognare il vuoto....pieno...denso...di lei? ..................................Ahhh essere più imprevedibile delle onde, più libera dei sogni, più lontana delle galassie...quale essenza errante nell'universo del tempo immaginario....................ah l'abisso dei sogni ove ogni luce narra una infinità....quale essenza che possiede in sé l'indeterminatezza...................Nell'anno della morte e della creatività...venne la dea per l'ultima volta...nei secoli....................tra un secolo, disse, avrai un quarto d'ora ancora soltanto...e così nei secoli che seguiranno....saranno infiniti quarti....lunari...per infiniti secoli................Veniva dalla bianca neve e andava al mare...ove è inebriante naufragare....mi baciò per l'ultima volta...nel secolo di un tempo immaginario.....forse...perchè la morte ha voglia d'arrivare in fretta al traguardo.........al tramonto..quale principio....quale archè dell'essere...quale nuova inizialità dell'esserci...sì ma con chi? .................................................. .................................................. ..................Poiesis.....come una dea nel deserto.....come una dea nel mio nulla...di fuoco....apparve...solo di sé....e non disse...nulla...solo svelò la sua misterica bellezza....ah un solo tempo ci è dato vivere...mentre gli universi si giocano l'esistenza....a volte la sera viene d'incanto...senza apparire al mondo, senza pace, senza terrore, senza volare....ascolto con il senso dell'attesa le parole dell'incanto....che fu...in un epochè di dasein e di morte...molte volte pregai anche io di salire all'altezza dei suoi pensieri di ieri o domani...oggi mai più.....amo la dea degli eventi...senza averla mai vista....nè udito il fascino della sua phonè....molte volte la sogno così com'era: altera, fin al punto d'infilzare i cuori con la luce dei suoi occhi e lasciare alla deriva gli esseri della speranza.....l'accolse morente...dopo la battaglia...e l'incontrò di notte alla luce degli incanti.....canti? Le chiese. Mai, rispose. Ah le stelle , non sono mai lì per rispondere ai sogni..folli..dell'essere .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. .......perchè appaiono le stelle? Perchè si svelano al mondo? Perchè d'improvviso, d'incanto...senza attendere né preghiere...nè desideri?......perchè quando la luce scompare e le ali della notte paiono avvolgere ogni orizzonte....ogni evento...ogni tempesta....solo allora la stella del creato lancia al mondo la sua seducenza...e fa volare i sogni nella mente....senza luce...nè splendore?...............perchè l'altera si disvela verso sera, quando ogni speranza del giorno è nulla e induce a pensieri disperati e disperanti?....perchè la stella è indifferente ai giorni a alle notti e all'essere e alla morte? E appare solo quando la sua intenzionalità lo desideri?........ah essere accolti nel genio della sua essenza e con sorpresa...quasi fosse una guerra lampo................................alle domande lei rispose con un sorriso indicibile: chi credi che decida? ..........sol io darò inizialità all'erranza della recreanza e poi nessun altro.....gli eventi saranno decisi dalla mia mente....perchè infinitamente oltre gli altri genii.......ah vorrei volare anche io oltre l'orizzonte per assistere al magico evento....ma sento che la notte dissipa le sue ombre....e le ali non spuntano al calar del sole..................forse sarà per un'altra sera, quando l'atmosfera brillerà di nuovo con la luce dei suoi occhi e l'incanto svelerà all'essere i misteri del mondo.......solo allora la dea accoglierà la desideranza...perchè solo allora la dea desidererà salvarci................oh ma sento che già l'universo imbruna e aldilà del tempo scelto dagli eventi i venti secolari trascorrono...col senso del nulla: prima? Chissà? Poi? Ci sarà? Forse con la sua imago lascerà credere d'essere lì per il nulla ...ed invece è con la testa nei suoi pensieri e con la mente nei pensieri della divinità...con il corpo nei propri desideri e con la mente nei pensieri del nulla....del niente....ma mente sapendo di mentire, senza venire al mondo, senza essere presente all'essere..... poiesis........................................... .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. ........................estasi.................... .................................................. .................................................. .................................................. ............quale brillanza in estasi tra i sentieri che si biforcano, l'invisibile presenza della divinità s'eleva e ci indica la via della destinanza.........aldilà...o là nelle colline tra il mare e il cielo...lì lei offrirà i suoi doni all'essere che sempre l'amò e che lasciò la sua vita agli inferi, per svelare il sorriso della seducenza ...che riempì la sua mente...ogni attimo...dal fuggente al mai giunto in prossimità degli eventi......non c'è più la desideranza.....è la flebile luce del cero che s'offre alla assurda essenza del bruciare per esistere....ah l'estasi è svanita nel nulla....nel niente si vive una sola volta....la prossima non ci sarà: né in cielo, né nel creato dell'immaginario...ah l'estasi che si lascia consumare piano...quasi fosse prelibata delizia della notte...la quale arriva in punta di piedi e mai lascerà l'essere silente...con i suoi occhi splendendi più delle stelle vicine o che brillano in lontananza siderale.....ah vorrei aprire la porta ed uscire dall'incubo che assale ogni orizzonte e lascia solo il nulla quale unica consolazione della sera che arriva prima del brillio stellare....non lasciarmi andare....alla deriva: non giocherò più con la sorte, né berrò più la voce delle illusioni, ignorerò l'assenza assoluta, mitigherò il vuoto con il vento dell'immaginario, lascerò alle lusinghe il tempo necessario per sparire...da lontano sognerò le estati senza estasi, senza parole per parlare al cuore più profondo degli universi....e chiederò a chi lì vi abiti per quale ragione la luce abbia abbandonato la sua essenza estatica ed ora opprime quale ferita della mente? .....ah come è bello amare quando si pensa al suicidio al mare....eri il massimo della desideranza...ma ora rischi d'essere banale...ah il tempo dell'esserci può essere letale .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. ..............................................poie sis...............noi-a......lunghi anni son trascorsi d'incanto ed io mi dilungo solo per attenuare il risveglio.....sento la sera che richiama le sue stelle e la luce che raccoglie le sue ultime visioni...per sparire e riposare......ah dove andare? Se chi si vuol raggiungere ama errare? Altrove? Là ove la voce non risuona mai nell'udito del cuore? E i sensi si perdono tra infinite varietà come fiori senza profumi e lumi con la forma delle ombre? Addio ai pensieri che giocano solo con le illusioni e lasciano all'incanto le uniche voglie: tanti anni luce saranno mitiche immagini stellari? ................ah il profumo della sua partenza è intenso come quello del suo arrivo. Sognerò d'essere aldilà dei paradisi perduti per delirare con il peccato e il senso dell'essere...in un altro mondo.......chi parlerà alla sera e chi alla luna? Mai si saprà. Conservai i raggi di luce...unico regalo degli anni della desideranza...e scoprii alla mia mente la pesantezza della noia del tempo: ti pervade fin nell'essenza dell'essere...quale abisso oscuro che scava dentro l'exsistenza per colmare il niente.....ah l'abisso che s'insinua denso d'oscurità...abitato dalla noia più atroce ...quale assenza assoluta del suo s-guardo astrale...che male...ora...ma non vale....presto sarà diverso...lì nell'universo che non c'è più...nè mai più ci sarà...chissà? .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. ........................................poiesis... ...la sera del dì.............ah ascolto i suoi passi sul selciato della catastrofe con i pensieri del corpo più dolce dei sogni...solo lì tra la luna che s'imbruna e la sera del dì dell'evento sorgerà quella luce che incanta anche la notte più buia e più tersa dell'anno......chi sparirà per primo? Forse chi apparirà tra un mito e un sogno? O chi lancerà un sussurro più profondo d'un abisso? Oh la vertigine dell'assenza prende i sensi e l'essere vacilla sull'orlo della propria voragine infinita e guarda il nulla attante in deriva dell'universo: là ove è perso ogni senso e la noia regna con l'impero dell'assoluto .....ah avessi avuto almeno il tempo per deridere la mia vita mia vita mortale ed osservare la fine dell'essere nella profondità della propria essenza con quella leggerezza che invita al disincanto, oggi non sarei qui a tremare per il niente che s'inabissa nell'essenza dell'essere e lo riempie di noia: con la densità che rende estatica anche la bellezza terribile: perchè la catastrofe che tutto divora ora dimora nel nulla ...là in fondo ...nell'abissale icona dell'essenza imago....là nell''abissale catastrofe insita nell'essenza dell'essere la noia assoluta abita sovrana....ah l'angoscia che pervade l'essere quando il nulla precipita nell'abissalità e s'installa con l'estasi desistente.....lì abita il vuoto catastrofico che inabissa il senso del niente.......ah il sommerso che inabissa l'immerso...è la catastrofe che capovolge l'essere e lascia prevalere il niente.....una piccola increspatura dà l'entusiasmo al nulla...nell'emergere alla luce inabissando l'essenza della storia e il senso della storia ...quale storia del senso del nulla .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. ..........................................eroi.... .là ove abitano coloro che son morti d'amore regna la dea....che li accoglie danzando.....non è un paradiso, né un inferno, né un limbo, né un purgatorio...gli eroi morti abitano il luogo della gioia in fiore.....non è un luogo sacro perchè sacro giacchè gli dei li hanno sacrificati, è una topia d'attesa della divinità: sono stati abbandonati lì per sempre......non desiderano ritornare nel mondo , né aspirano ad un altro mondo. La vivenza degli eroi morti per amore continua tra il colore e i profumi della dea che li circonda con l'unica consolazione possibile: essere stati amati dagli dei tanto dall'essere uccisi....ma perchè gli eroi morti d'amore non sono stati destinati in un aldilà comune? Perchè la dea li cura come se fossero vivi? Fiori tra fiori? Ah lì l'assenza invade la mente e la riempie di presenze simili all'assenza o al nulla. A niente giova pensare quale sarà la destinanza...in una esistenza ove al nulla succede il nulla....senza posa, né timore che al senso del niente prevalga una ipotetica salvezza. A cosa pensare quando nulla è possibile per sedurre l'essere .....meglio chiudere la mente per precludere qualsiasi desideranza per placare i dolori del senso del nulla. Ancora un attimo e tutto scomparirà ...e i ricordi saranno abitati dalle presenze fantasma parlanti la lingua dei morti. Si spera d'accedere subito alle prossime stagioni...senza attendere eventi che preannuncino già incontri nefasti. Alle volte è possibile ascoltare la voce severa e lontana....ma il senso dei desideri è sempre rivolto verso altre stelle e altri eroi.....con la mente ancora densa di pensieri inutili si decide di lasciare a chi sappia meglio abitare il mondo, la gloria, la destinanza. Mai più si sognerà l'essenza degli sguardi, mai più s'ascolterà la voce che chiama perchè da sé non si sente troppo desiderata, mai più il vuoto denso d'essenze sarà abitato dalla luce generata dal nulla....ah dea...ah dee...perchè ci avete abbandonati? .................................................. .................................................. ...............................................ice-berg.............................................. .................................................. .................................................. ...ah l'incanto che ci prende quando la brillanza si svela al nostro sguardo e s'erge più bella delle meraviglie del mondo............................................. .................................................. ignari lasciamo partire un soffio di desideranza che increspa ed aleggia...d'improvviso l'immensità vacilla, barcolla, danza all'interno del magico equilibrio...ed ancora di più ci incanta....quasi ci fosse una corrispondenza con il nostro soffio della vivenza: quasi volesse danzare tra le onde da amare. Ah mai illusione balenò all'orizzonte più terribile che bella: d'incanto così all'improvviso tramutò gli eventi: d'impeto ammainò e riversò la sua essenza nelle acque agitate e tempestose: un immenso fragore s'udì in tutti i luoghi del globo e lei inabissò tracimando con moti ondosi altisonanti mai visti, né uditi................quel che fu la più stabile che si conoscesse spro-fondò negli abissi con la sua orgogliosa vivenza glaciale. Ah la catastrofe: un soffio può far capovolgere le immensità più eccelse...tanto da generare l'attante che farà naufragare l'esserci: è il soffio dell'essere che genera la catastrofe per mutarsi in essere abissale. Ah il soffio di desideranza dell'essere si dà quale catastrofe esistenziale, prossimità del naufragare, quale destinanza dell'essere per la morte. Alla presenza dell'essenza dell'incanto..al balenare del miraggio bianco e immenso l'essere s'eventua quale estasi, quale respiro che sente la vicinanza della meraviglia...ma quel soffio di vento farà vacillare l'immensa esistenza glaciale. L'equilibrio fondante la stabilità dell'esistenza dell'essere si svelerà oscillante e risonante. Una risonanza infinitesima genera l'abisso ove l'essere naufragherà: dall'incanto alla morte: dal miraggio al naufragio. Ah l'abisso che si disvela nella sua ellittica curvatura: si vive solo la superfice del mondo trafitti dal raggio del nulla ed è subito morte...l'essere è solo sulla varietà sferica trafitto dal raggio abissale...ed è subito aldilà............................................ .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. ........poiesis...........sogni da vendere........................................... .................................................. .............................................diste se le sue intime essenze mentre disvelò al tempo il suo essere nuda al mondo...............ah essere in nuce, ah essere in luce....ah lunghi anni sulle ali dell'estate sono state le sole volte in cui la vita sorse senza dinieghi né divieti. Ah le ore grandi come un secolo, ah le cose piccole come galassie, m'apparvero scarse di anime come nuvole d'un giorno assolato e solo scorto dietro l'angolo della morte..................................la sorte verrà ancora a spiegare la nostra mente, mentre le nubi lanciano alla terra ombre colme d'attesa e di tormenti. Sento già la gioia che s'avvicina a passi lenti. Ma menti? Ah le montagne viola o lillà...ah la notte lì là in prossimità della mondità con la velocità della destinanza....più rapida d'un uccello da preda....mi prenda...prenda...predante la preda fuggitiva lì là, che al fine si dà, giacchè non ce la fa................................................ .................................................. ..farò ancora in tempo a spengere le luci prima del sonno dell'attesa e del riposo: denso di sogni ed incubi e vuoti di mente.....................è ancora giorno e il sole tarda a lasciarci, sarà ancora preda della nostalgia della bella estate che si svela alla sera con l'abito delle stelle fisse, mobili, cangianti ma senza tanti allori per piangere e per sognare: con la sorte oltre la morte............................................. .................................................a h ho ancora sogni da vendere e gioie da acquistare...ma non so più se fare il mercante o il ludico creativo o se la luce segua ancora il destino dei viventi o la nostalgia dei morti. Proverò ad essere un fuggiasco con la sera dietro le spalle e la notte buia quale vivenza......ma sarà una nube nera come l'incanto della morte ad avvisare le ultime speranze con il fascino del nulla............................................. .................................................a h udrò ancora il sole cantarmi le melodie dell'amore che lascia al mondo il mistero dell'evento....ma all'ultima ora la destinanza ci sorprenderà con la fantasia dei fiori e la luna da sola apparirà all'orizzonte degli eventi: ci lascerà sognare senza farci del male: con la follia negli occhi............................................. .................................................. .......................ah come è vuota la notte senza i sogni dell'impredicibile. Ora son trascorsi millenni luce e dell'attimo del cosmo e dell'universo non c'è traccia: nulla, né del nostro destino, né della nostra vita così densa, così tersa, così casta, così vicina al nulla e senza fasti..........correrò ancora un'altra volta per raggiungerla con le ali del destino........e........l'ultimo raggio che provenga dall'aldilà......e.........insegua senza sosta una luce misteriosa e senza senso......................poi mi volterò ancora una volta per vedere gli occhi di chi decise la sorte del mondo.........prima che sia fuori per sempre e senta l'inaudibile con la musica delle note del nulla....o....con i sogni abitati dagli occhi dell''essere...................................... .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. .................................sub-lime......lei è sublime.....amante del disordine..in lei c'è la leggerezza ma anche la tristezza d'una nuvola a primavera.....lei è sublime amante del di-venire ...in lei c'è la luce...ma anche il buio atroce d'una nebbia siberiana....lei è sublime nemica delle tenebre....è caotica come il sole...ma le piace il perielio di venere.....non saprei bene se le piace la nostalgia della pace o l'ira della vittima che tace.....ma sublime lei è e sarà.............................................. .................................................. .................................................. .................................................. ...non mi sognare............ho le labbra grosse da attraversare, la sera o al mattino: non fa differenza, tanto ci sarà sempre chi avrà gli occhi per ridere e lo sguardo finto metallo con la pelle di coccodrillo. Ogni sera al tramonto alza gli occhi al cielo e pensa: quando era nera la mia giornata....tant'è che non riuscivo mai a sapere quando il lunedì venisse...il tre o l'otto o il sei....sono? Sì, sì, ancora un altro poco ed andrò a dormire....sognerò gli occhi tristi della sera e la luna mi farà compagnia, col raggio blu dell'estate e col raggio rosa dell'autunno....ma non mi sognare..........non ti farà bene sostare sulle piazze di notte e cantare come i grilli dei conventi...e...le sere passate ad urlare: dio, dio, non molestare gli organi e i letti e le strane passioni dei gatti.....AH gli occhi di metallo lucido li ho visti una domenica pomeriggio in vitro...in vetro...dietro le vetrate virtuali....ma non mi sognare...mai più.....o i sogni non ti lasceranno più............................................... .................................................. .................................................. .................................................. .....................................il tramonto dei sogni.............io li guardavo e lei con il fare incessante delle lepri apriva i cassetti dei sogni....non ti destare...mi sorrise l'alba: è il tramonto dei tuoi sogni. Fra un poco verrà la sera ed uscirai di qui libero come gli uccelli del mare che vanno a pescare di notte il sangue blu, ma lei non ci sarà più. Adoro ancora la sera restare a guardare la notte più buia, con le stelle annoiate d'essere fisse e il creato che è lì che attende i desideri dei nostri sogni. Ancora una volta e tutto sarà scomparso sulla faccia della terra...non c'è più pioggia, non c'è più luce, non c'è più un santo che ti produce un miracolo stanco o appena più in linea con l'orizzonte e l'universo....ah io mi sentii persa tra le sue braccia forti come una gru a primavera....ma c'era il sole e c'era il mare e a me veniva voglia di cantare le nenie da bambina, quando l'età incrina e la soglia tra la vita e la morte torna a vacillare....ti manderò un bacio postale...quelli con i timbri di fresco, con le scale attorno e le scorie del tempo appese come coriandoli a carnevale. Ancora un solo attimo e poi potrai morire: mi guardò con gli occhi più lucenti della semisfera del circolo polare artico , ma non si smosse dal suo destino. Subì ancora una volta la sorte avversa: aveva un diadema con la gonna più vaporosa della serata, di quelle che quando ballano fanno vacillare il mondo e il cuore...e si inizia a tremare come se si fosse sottozero all'equatore. Oh la musica era bella sì, ma si cantava da folli....con l'orchestra che suonava il rock dell'infanzia maledetta e le gonne che volavano senza pantaloni e senza senso....ma quella notte non si lasciò alla sorte il privilegio di fare le scarpe. Capii all'improvviso che il tempo della giovinezza era pallido e il tempo del sorriso già dietro le spalle dei vecchi platani d'un giardino verde e rosa, blu e glicine, lillà...lì....là...quando sorgerà ancora il tempo della pazienza fuggitiva e secolare, quando la sorte guarirà gli incubi che accompagnano la luce del giorno. Quando verrà? Ora che non ci sarò più? Oh spinga, spinga forte: il pedale dovrà tremare con la forza d'urto delle navi da crociera e la bellezza degli sguardi di fanciulle prima che per loro sia già sera o notte fonda....addio, addio, affonda pure negli abissi del tempo...tanto non ci sarà mai più chi le darà la luce dell'inverno a sole spento............................................ .................................................. .................................................. .................................................. .......nau-fragranze......................................... ............................oh mare.....mare....non mi lasciare di notte a naufragare...con le stelle di notte che guardano le volte del creato tutte le volte che il loro sorriso si volge al passato.....oh non gridare invano....tanto gli astri sono tutti folli....oggi ti dicono che potrai trovare i tuoi sogni nel cassetto, domani nel letto e un altro giorno ancora non si sa dove o si speri o si spara....attenda pure un altro anno, tanto dovrà arrivare ancora con lingue piene di vento e la chioma nera e china e bianca...come l'alba......ah ci sono giorni in cui la sera non arrivi mai e il tramonto duri il tempo infinito che serve per morire, nascere e rivivere in altri luoghi, in altri mari, in altri universi....senza sentirsi persi, né tremanti di gioia o di paura, ma solo vuoti....soli....come il sole nella radura della foresta nera, nel cuore del continente più antico d'ansie e di timori....come quando pare che non ci sia più niente da fare per restare ancora in vita...oh non mi sogni più con la gioia del cuore e il sorriso perso per strada mentre si cercavano le viole. Non è ancora giunto il tempo in cui la notte avrà lasciato le sue spoglie alle stelle e vestirà la corolla con i fiori roridi di pianto. No , non mi sento stanco: è solo il soffio della vita che mi lascia.....accompagna la notte con il dolore della morte e al mattino fugge via ....con la velocità dei sogni............................................. .................................................. .................................................. .................................................. ..sogni ad occhi chiusi e ad occhi aperti............................................ ......................E' sveglio? sono le otto del mattino e la sua sorte sta partendo...non so più dove andare ed ho una gran voglia di morire....ma fra poco sognerò di entrare in quella luce che fin allora mi uccise...tutti i sogni...a occhi chiusi e a occhi aperti. Ma, la prego, non apra...perchè è la morte che mi attende con l'arma bianca e nera vicino al mare...oh no, no, non so soffrire...ma fra poco morirò e mai più la rivedrò...io la sogno sempre, sempre, oh come è dolce il tempo, oh come è forte il vento....ma lei fermare non si può e dove andrà...non lo so...ma non si volti mai, non si giri e ri-giri mai...giammai vorrò che i suoi sogni siano spenti come i miei...non si fermi più. Sento già suonare. Quella porta è già aperta e il sole dell'infinito già splende in altomare...mi vien voglia di gridare, ma la mia voce non suona più, le mani e i piedi sono immobili..come il respiro...il mio povero cuore non mi batte e ri-batte più ed il mitico corpo giù si sente giù...giù, giù fin nell'abisso...da dove non non si sale più su...sussù non mi lasciare...non mi lasci, ma non si fermi...continui almeno lei a sognare...ad occhi chiusi o ad occhi aperti...tanto per sognare non serve guardare.......................................... .................................................. .................................................. .................................................. ..........................onde fuggitive......................................... .....oh lei mi spinge oltre quel tempo della vita mortale, lì ove le onde fuggitive e stanche varcano le soglie dei sogni e sostano un istante infinito per contemplare le bellezze lunari...l-un-a-ti-ke? Oh si lasci guardare...è bella solo come il sole all'alba ....che non guardo mai, perchè mi piace di più sognare il sole tramontante, con i suoi raggi ultraviolentiviola che volano da qui a lì senza il timore delle distanze o degli ostacoli o delle remore o dei dinieghi o delle maldicenze o delle fatture magiche o tragiche o sadiche....sadomasy? massì..ma che sia solo virtuale. Lei farò soffrire..ci ri-penserà ...si dà? si darà ? si sottrae...si kripta...eh...si dekrypta...si vela e si disvela...è la verità bellezza...la legge dura della dolcezza del sublime....un nobile fenomeno della seducenza astrale...le stelle son lì solo per farsi...con-templare.....guai a chi pro-getti la prossimità nella loro intimità ....ikaro-docet...caro....karo? non mi ha mai chiamato così cara....kara? ecco sarà più cara delle stelle...anzi la più cara delle stars...così la finirà ...di farsi del male da soli...soli? sì, sì...lei e tutti quei maledetti genii che abitano il suo corpo...così parlò prima del diluvio universale....niente male...aldilà delle stelle e non solo quelle....ma di sola bellezza non si salva il mondo.... Oh..non è¨ così? Oh si lasci amare...è dolce come il mare salato...ma di dolcezza si vive una sola volta....Oh...ci regali un sogno...vuoto come la grazia pregnante dell'universo denso d'incubi e di orrorose tragicità.....Oh si faccia spogliare per irradiare l'intermittenza aurorale del miraggio boreale quale brillanza astrale, ma di luci soffuse e terse si può anche perire o svenire, o sbranare dall'eroina versus semidei...Ohh..oh si lasci affondare... è sublime come le stelle, ma quelle non se ne stanno lì a guardare: son fisse, mai fesse, ma fissate...replicanti, klonanti la medesima melodia armoniosa e tediosa mormorante: domani....domani? sì, sissì ....domani...potrà annegare o volare, o morire o soffrire ....ma non mi lasciare....non mi lasci mai più....le stelle amano essere viste a distanza siderale...guai a toccare il fondale universale, si può s-pro-fondare nell'abisso, senza mai più tornare tra l'aurora e l'infinito...finito? è già tutto irreversibilmente terminale? Oohh...non mi lasciare....non mi lasci più, anzi si lasci attraversare senza fiatare, come già si lasciano oltrepassare i suoi occhi dalle intermittenze delle desideranze....ke danze...con il sorriso sornione della perfida albione, appena baciata dalla fortuna bendata, anzi cieca come la sua anima dis-animata, che corre e fugge via, per non tornare mai alla deriva...strane onde fuggenti...saranno le superonde della stranezza...che spezzano e frantumano la spazialità -temporale...ma così difficili da catturare dai sincrotoni superquantici? Quanti quanti ancora? Chissà....è l'indeterminatezza della stranezza bellezza.......................................... .................................................. .................................................. .................................................. .................................................. .............................spro-fondatezza..............non ha più senso ascoltare le voci degli abissi della memoria dei ricordi deiii....non ha più senso alleviare con il miele eterno.. con la desideranza della morte...ah si inveisce ogni volta , quando appare il suo sguardo....................................non ha più senso spendere le lacrime della noia senza ascoltare la voce dell'aurora: che sale saliente ogni volta che l'esserci muore....ho anche io lasciato alle luci della notte il vago sopore dell'anima morente, in mente....ah verrà la morte ed avrà gli occhi dell'eternità ..............................ho sempe ascoltato la voce dell'anima: in silenzio: senza il clamore dell'eternità...non ho più i sogni da vendere, nè vendette da sognare, nè ricordi da regalare a chi viene e và soltanto per mostrare il volto del bene o il volto del male o ambedue anfibologici...................................... .......la sapienza mi consiglia di sorridere, sempre, o per lo più ogni tanto: almeno quando la presenza della vivenza sfiora il fiore del tramonto.......................................... ..ah chi rimpiangerà mai più i giorni lontani dell'infinito ritorno del bene nel male? ho sognato anche io un giorno di maggio l'inizio della fine della noia....ma una sola volta vidi volare la luce dell'eternità , quando la sera mi svelò lo sguardo della morte, con gli occhi sublimi della divinità ...non c'è più quella sera rischiarata dalla voce luminosa della tempesta perfetta.......................................... .................................................n on c'è più tempo per sognare una luce antica e amica che ci ri-veli il senso dell'essere e, o, la deriva dell'infinito infinitesimo ritorno che mai, se mai, verrà ....ho soltanto avvertito nelle essenze kryptate del creato la luce della vicinanza lontana della morte vivente in proxymità dell'exsystenza..senza arrivi e senza partenza, ma solo una vaga presenza...come la luce dei suoi occhi di là , dall'abysso infinito che mai mi lascerà libero d'essere simile ai sogni pensati nel buio della notte animata........................................... ................................................no n ha più senso ascoltare il colore dei suoi occhi, se la sera la noia ci assale ed invade la memoria sognante....nel vuoto spazio della notte c'è il nulla che canta con la voce della seducenza astrale: solo la vocalità della morte ci può salvare...nel vuoto eterno del nulla, una sola fonè che canti: una canzone virtuale: su, sussù...non tremare...le stelle non stanno lì solo a guardare.....gli dei non ci hanno abbandonato abitano lì là in un campo di giacinti, lillà ...in un campo di giacinti abitano gli dei...lì là gli dei si gettano in un campo...in una radura fiorita di lillà , di giacinti...scendono in campo insieme agli eroi...in una radura luminosa di giacinti lillà .................................................. .................................................. ...l'essere divino si getta sul campo di giacinti, lì là la ricamata seducenza degli dei si svela e disvela il rytmos divino che seduce le dee lillà , in una radura divina fiorente di giacinti...lì là ove l'essenza degli dei si getta, si dà , sì, sissì, la rugiadosa radura sanguigna, ruggiosa, brillosa, luminosa, imaginosa, seduce gli dei in un campo di giacinti lillà ..............................lì là si disvela l'aletheia, la verità si svela in una radura di lillà , l' essenza degli dei si svela sul campo, si dà in campo lì là ....sì in quella divina radura il padre o la madre sono figli dell'essere...o sono figli di se stessi...la madre è figlia dell'essere, o la madre è figlia di sè, così come iddio è figlio di se stesso o il dio è figlio dell'essere o la dea madre è figlia di se stessa o la madredea madreperlacea è figlia dell'essere...la natura della dea è figlia dell'essere, la physis divina è figlia di sè e si dà da sè , sì, si svela da sè , si getta da sè, si pro-getta da sè in un campo di lillà , si fonda da sè in una radura radiosa di giacinti lì là .................................................. .................................................. ...ah essere figli della radura vuota, sgombra, libera, disertata, annullata,annichilita, svuotata, diradata, in eterna diradanza...figli della pregnanza divina...figli della sua desideranza...figli della sua ontogenesi o dell'essere pregnante che si dà da sè o dà sè o dà la pregnanza all'essere........................................ .................................................. .........ah la fanciulla pregnante dell'essere che dà luce e dà alla luce figli dell'essere pregnante o dell'essere creante in estasi in un campo di giacinti lillà... ...lì...là.... ...solo la dea ci può creare .................................................. ......ah..essere disvelanza della monadea vuota in exstasy, quale deliranza che danza nella diradanza sublime dell'aletheia dell'essere, senza il nulla, senza dei, né eroi, né entità o superentità, solo il suo evento che si dà. Mi viene in sogno l'evento della dea che si dà nella diradanza che danza con l'imago dell'eternità imaginaria. Mi viene in sogno con la luce dell'eterno ritorno imaginario, all'alba di un altro giorno....ho solo un ultimo desiderio nei pensieri ma non mi viene mai in mente, né oggi né mai. Né svenderò i sogni a chi si svela con lo sguardo del bell'esserci o a chi dissimuli l'origine del male con la luccicanza dell'exystenza senza presenza, o solo con l'assenza, mentre sussurra sempre ai miei sensi di svelare solo l'imago sorrydente: tanto per la ricerca del tempo dell'eventuale ritorno c'è sempre innanzi l'infinito. Ho solo un sogno da raccontare, ma non lo svenderò per qualche virtù virtuale, ho troppi sensi nascosti e silenti e inauditi e indicibili: forse un giorno aleggerà nella mondità la sua eterna presenza, ma è già sera, è già troppo tardy per credere ancora alle fabule con o senza dormienty, senza sogni. Una sola volta, se mai ci sarà, forse verrà la dea con in seno un sogno senza senno, insensato, ma non ci sarà più il tempo per sognare l'imago imaginaria degli eventy....giacchè non c'è più il tempo imaginario dell'imago eventuale. A nulla pensa il nulla che sogna o immagini l'evento del suo infinito ritorno dall'abisso animato, ove la luccicanza dell'evento si dà, senza nulla chiedere...sino al terminale dei nostri sogni insonni salienty abyssaly, come una kuspyde imaginaria che attrae il chiasma eventuale...ahhh l'evento dell'essere chiasmale...interattanza dell'interagenza kuspydale........ .................................................. .................................................. ...............ewenty-sublymy ......l'essere s'eventua da sè, senza la legge che non c'è.....senza il logos che non c'era, senza il dio che mai ci sarà.....Ah l'essere s'eventua aldilà del dio che non c'è più....ah l'essere si dà luce da sé....senza il dio del bene e del male che non c'è mai più.....ah l'essere s'eventua aldilà del bene e del male che non c'è più. L'essere si dà alla luce da sé, aldilà del dio dell'eterno ritorno che non c'è mai più. Ah l'essere si dà luce e si darà alla luce aldilà del tempo che non c'è, aldilà del tempo dell'eterno ritorno che non ci sarà mai più. Madre della sublymanza sublyme..nei suoi occhi c'è l'essenza della nostra morte eterna....non saprei come e senza un perchè, né saprei come mai la notte si nascose nel letto delle nuvole e si rivelò all'alba con il raggio di luce sublyme di un tempo che fu e che sarà: oh quante volte gli occhi hanno visto l'invisibile sublyme senza scorgere la disvelanza sublyme dell'essere? A chi si rivolga il tempo quando pensi alla destinanza e giochi con le sorti degli universy? La dea sublyme non gioca mai con la mondità, ma soffia le sue auree sublymy nei pensieri delle stelle che mai guardano a ieri, ma illuminano i sentieri della destinanza sublyme dell'essere. Madre sublyme ed eterna che guardi e contemply senza parole e getty e lancy i segni degli ewenty sublymy della destinanza senza deklyny, come il volgersi degli eventi astrali degli immensi ed infiniti universi, né replicante o klonante come le stagioni del cuore della natura, o le intermittenze sulymy della notte o del giorno in disperanza disanimata della destinanza sublyme. Ma solo lì la singolarità sublyme dell'evento dà alla luce la destinanza dell'exstasy sublyminare che dagli abyssy sublymi sorge, si dà, si ewentuy qualy lucy della vivenza sublyme delle aurore senza più le scorie di ieri e senza più le pre-visiony del domany: oh madre sublyme della destinanza dia all'essere l'ewento invisibile del sogno sublyme, affinchè l'esserci possa raggiungere le lontananze sublymi delle lucy borealy e naufraghy nel sublymynare abysso degli ewenty waghy, ewanescenty ma pregnanty di miraggy della desideranza sublyme. AH ascoltay la sera con i pensiery rivolty verso le veglie ed ora si è qui ad attendere gli ewenty sublymy velaty di presagy e ricordy. Non saprei quando possa durare l'attesa dei sogni sublymy, né se la notte sublyme della destinanza salvi dalle spire degli abissy della sublimanza, ma se la madre dell'eterna sulymanza e della destinanza sublyme disvelasse agli sguardy il tramonto e giammai invocasse il deklyno eterno degli abissy sublymy, l'eternità abiterà le menty sublymy quale gioia sublyme senza fine e senza finy e grazia sublyme fluttuante nelle tempeste di tutty i wenty degli ewenty abissaly della destinanza sublyme...................Ora si è oltre gli ewenty sublymy della destinanza abissale trascorsi all'ombra degli abyssy tenebrosy e il sentiero abissale non svela radure sublymy illuminanty, ma solo abyssy sublymy ove possa naufragare la destinanza senza ritorny ewentualy....Oh che i wolty sublymy che giungano in-contro siano gli ewenty dell'esserci e se così non fosse e mai vada si sia preda della destinanza abissale sublyme, altro tempo non è più necessario per calpestare il nulla sublyme o il niente abyssale che svuoti le sfere della mondità abissale senza anime né sensy.....SI attenderà che l'ewento sublyme dell'essere si sveli dagli abyssy sublymy con le lucy delle aurore delle destinanze: meglio il bagliore sublime dell'ewento dell'essere che la lenta tranxscendenza negli abissy kaosmicy......

    6. #6
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      Good explanation. You should have said that in the first place!
      "If you realize Sunyata (the void), compassion will arise within your hearts; and when you lose all differentiation between yourself and others, then you will be fit to serve others." - Milarepa


    7. #7
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    8. #8
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      La bellezza mondana ha agito troppo e pensato troppo poco, giacchè la definizione di fini, di mete e di mezzi è sin dall'epigenesi inadeguata nell' abnegarsi in eventuanza della sublatione sublime o Ereignis sublime: nessuno ideò la bellezza dell'evento o l'eventuarsi della bellezza, giacchè lì c'è l' eventuanza del sublime o la sublatione sublime dell' Essere o l'essere che si eventua nel sublime.

      L'evento sublime dell'essere transgetta l'eventuanza della sublatione dell'essere nel sublime: l'evento sublime è il mostrarsi o manifestarsi nell'evento, o nella struttura ontologica dell'evento, nella dispieganza della verità sublime dell'essere e consentì di pensare l'essere nella sua eventuanza.
      È l'essere sublime che si eventua nel sublime, in una transradura sublime dell'essere evento della sublatione sublime.
      L'eventuanza del sublime abita poeticamente sia la fondatezza che l'essere fondamento infondato o Ab-Grund sublime, ogni fondazione è inadeguata all'essere come fondatezza del sublime, giacchè ogni fondazione non può che ridurre l'essere ad entità: il pensiero sublime pensa la verità sublime dell'essere, giammai la verità della metafisica della bellezza estetica ideale o la tecnica del disvelamento, ma la verità come aletheia sublime transpoiesis della disvelatezza sublime.

      Anche la physis, la sorgenza-di-per-sé, è sublatione sublime abnegarsi dal nascondimento al mostrarsi o manifestarsi sublime; nella sublime disvelatezza si fonda la sublime téchne: la téchne è la poietica sublime della sublatione dell'eventuanza sublime dell'essersi, è la sublime disvelanza, la dispieganza sublime, la disvelanza sublime ove accade l'eventuanza dell'aletheia sublime, la sublime verità della sublatione dell'essersi.

      Gestell sublime che si disveli sublatione sublime della Gestell della disvelatezza dell'eventuanza della disvelatezza sublime, o aletheia del sublime quale cura o custodia di ciò che è libertà sublime o sublime disvelatezza.
      Il sublime è là ove c'é il pericolo e lì c'è la sublatione sublime che salva la verità sublime dell'essere o l' eventuanza sublime: solo il Dio o la dea del sublime può salvare l'eventuarsi sublime dell'essersi.

      La storia della metafisica della bellezza ideale fenomenica o noumenica epistemica è la storia della dimenticanza dell'essere sublime, quindi storia del nichilismo estetico, storia dell'oblio del sublime o della differenza ontologica della sublatione sublime dell'essere.
      La metafisica della bellezza ideale ideata da Platone evidenzia nell'essere la sola idea estetica o fenomenica, o noumenica epistemica.
      Platone ideò l'idea dell'evidenza dell'essere che è l'entità stessa dell'ente, o l'essere dell'ente o idea a priori platonica quale idea dell'ente nel suo essere ente dell'essere bellezza estetica che si mostri nei fenomena.

      È l'inizio della bellezza ideale metafisica, Nietzsche ne rappresenta l'estrema completezza, come volontà di potenza dinamica della bellezza fenomenica, cioè dell' estetica fondamentale della bellezza dell'ente o dell'essere entità.
      L'essere entità in Nietzsche è ancora la bellezza fenomenica ideale o noumenica epistemica sia pure la purezza-gaia-scienza nietzscheiana.

      Platone ideò l'archetipo della metafisica della bellezza e Nietzsche pensò l'essere assolutamente in senso platonico e la metafisica della bellezza tragica, apollinea o dionisiaca, nell'ideale interpretanza platonica, quale adequatio, estetica metafisica della bellezza ideale fenomenica, con l'essere entità: Nietzsche è l'ultimo metafisico della analitica della bellezza ideale.
      È l'essere bellezza ideale dell'entità di Nietzsche che si dà quale estetica ideale nichilista o volontà di potenza dinamica, o eterno ritorno dell'ideale bellezza fenomenica; pensare l'essere quale bellezza ideale estetica dell'ente è la volontà di potenza dinamica dell'eterno ritorno della metafisica della bellezza fenomenica dell'essere entità, bellezza ideale del mondo immagine.

      Nietzsche ideò così il nichilismo della bellezza quale estetica del non-ente, del niente, del nulla o la bellezza dell'essere dell'ente nella sua relatività con l'estetica del nulla, o bellezza del nichilismo o ideale bellezza del ni-ente o nichilismo della bellezza fenomenica o noumenica epistemica.

      È la Gestell del sublime o il suo eventuarsi quale sublatione del nichilismo o la nientità dell'ente, quale transradura della verità sublime dell'essere che si eventua quale eventuanza della sublime sublatione della grande potenza del nulla che dispiega la verità sublime, la destinanza sublime, la transradura sublime dell' essere sublime o
      l’eventuarsi dell’essere libertà sublime.
      La differenza ontologica del sublime è la struttura ontologica sublime dell’essere.
      Platone ideò il fenomeno dell'evento dell’essere entità quale fondamento dell’apparenza, o evidenziarsi dell’essere bellezza delle entità: l’evento del sublime si iscrive ancora nel fenomeno del sublime sia pure nella purezza fenomenica ermeneutica.

      Ernesto Grassi e Luigi Pareyson svelarono nell'estetica della bellezza del Dasein la purezza o la priorità dell' a-priori, o la struttura ontologica o la filosofia ermeneutica della verità inesauribile.
      Verità e interpretanza infinita della differenza ontologica, quale priorità della fondatezza dell’estetica della bellezza: è l'ermeneutica fenomenica di Pareyson dell’essere bellezza ideale della libertà o l’essere entità nel suo essere svelato quale verità, o mostrarsi o manifestarsi bellezza della purezza ideale dei fenomena, l’ente dell’essere verità dell’essere.

      Hölderlin eventuò la transpazialità del sublime o dell’abitare poeticamente la naufraganza della transtemporalità, o la naufraganza dileguante del sublime che è l'abnegarsi verso l'epigenesi prioritaria densa e intrisa di pregnanza sublime o sublime presagio, si è nel sentiero in cammino verso l'eventuanza sublime che viene o verrà a salvarci: non è più l’immagine o l'imago del sublime ad essere pensata a partire dalla bellezza, quanto l'estetica della bellezza ideale fenomenica della bellezza ad essere pensata a partire dall’icona o imago o immagine dell'eventuanza del sublime che verrà a salvarci, anche là ove c'è il pericolo o il terrore o l'angoscia o la tragedia.

      L’immagine o l'imago del sublime non si nasconde più nell'oblio ideale fenomenico, o nella purezza della bellezza visibile o evidente nell'idea dell'essere entità, è perciò invisibile o afenomenica o anoumenica o aepistemica e asimmetrica o incalcolabile, indicibile, inaudita, indecidibile, incommensurabile.

      L’essersi disvelato nel sublime consente all'essere d'essere l'eventuanza sublime dell'Ontopologia Del Dasein sublime, e non più solo l'ideale fenomeno dell'essere entità della bellezza ideale della purezza della transcendenza noumenica o epistemica o metafisica della bellezza dell’esserci, quale Metaphysik des Daseins.
      Lì il sublime Dasein si eventua nella sublatione sublime dall'Abgründ sublime quale eventuanza sublime della purezza della bellezza ideale, o eventuarsi del Dasein sublime.

      Nietzsche e prima di lui Leibniz idearono il nulla quale fondatezza estetica sia del fenomeno della bellezza sia della sublime bellezza: nihil est sine ratione, anche la purezza fenomenica della bellezza sublime.
      Niente è senza translogos o ideale o noumenico o epistemico, neanche l'essere dell'entità.
      Leibniz disvelò l'eventuarsi della bellezza sublime quale verità sublime che non si dà più come adaequatio rei et intellectus, ma quale disvelanza dell'essere transmonade sublime, quale svelatezza che eventui anche il fenomeno o il noumeno o l'epistemè dell’evidenza ideale dell’essere dell'entità.

      Tale sublime svelatezza è la verità sublime dell’essere sublime, o verità ontopologica sublime.
      Tra verità sublime ontologica dell'eventuanza dell'essere e verità ontica della bellezza ideale dell’ente si dà la differenza ontopologica sublime dell' essere.
      L’essere sublime si dà nell'eventuanza quale svelatezza che consenta la sublatione sublime.
      Lo svelarsi del sublime nella bellezza ideale fenomenica o noumenica epistemica dell’entità è l’essenza della fondatezza dell'essersi eventuanza sublime: lì c'è il non-ente, niente, nulla o verità sublime che si biforchi in ontica fenomenica ideale della purezza della bellezza e transcendenza ontopologica o transontologia sublime dell'eventuanza.

      La svelatezza, il mostrarsi o il manifestarsi dell'evento sublime nella bellezza ideale è consentita dall'abnegarsi sublime della differenza transontologica della sublatione sublime: quell'eventuanza è la fondatezza della differenza ontopologica quale trascendenza sublime della sublatione dell’esserci.
      L’esserci è l'eventuanza sublime della trascendenza, l’esserci trascende, perché mai si adegua all’entità, ma l' eventua nella sublatione o nella svelatezza dell'essere sublime nella bellezza.

      La trascendenza ontopologica è il sublime nella bellezza: trascendenza o sublatione sublime dell'essere che si dà oltre, aldilà ed al di sopra, oltrepassa la fenomenica bellezza.
      È trascendenza sublime cioè sublatione sublime che trascende la bellezza ideale, oltrepassa il fenomeno della purezza della bellezza.
      L’esserci sublime si eventua nella trascendenza sublime come essere-sublime-nel-mondo, o essere sublime nella purezza e bellezza della mondità.
      La sublazione sublime nel trascendere progetta il mondo sublime: è archegeta dell'ontopologia sublime.

      Solo il pro-getto sublime che si dà oltre l’entità consente all’entità di mostrarsi sublime o manifestarsi o abnegarsi come sublime nella bellezza o archegeta dell'ontopologia sublime.
      L’accadere dell'eventuanza sublime progetta l'aldilà sublime, l' oltre entità, quale sublime dell’essere dell’esserci sublime, o sublatione sublime dell’essere-nel-mondo-sublime: l’esserci trascende la sublatione sublime nel suo essere morfogenesi sublime del mondo, archegeta dell'ontopologia sublime.

      L’oltrebellezza ideale fenomenica, l'aldilà della sublatione sublime verso la mondità è la libertà sublime dell'essersi, è la transcendenza sublime in sè per sé, è la libertà della sublatione sublime quale libertà in transinfinitezza.

      Se così non fosse la libertà sarebbe solo la libertà ideale fenomenica o noumenica epistemica.
      La libertà sublime della transcendenza è traninfinitezza sublime della sublatione della transfinitezza, quale transcendenza autopoietica dell’in-vista-di, l’esserci sublime si dà nell’eventuanza sublime della transinfinitezza, cioè nell'essere sublime in se stesso o libertà sublime dell'evento della transfinitezza sublime.
      Solo la libertà sublime può eventuare l’esserci sublime nell'eventuarsi mondo sublime o quale archegeta dell'ontopologia sublime, nell'abnegarsi e mostrarsi transfinitezza sublime.

      Il mondo non è mai in sè sublime, ma si dà o si eventua quale mondità sublime, perché l’esserci sublime, nella sua trascendenza sublime è l'eventuanza della libertà sublime, l’esserci sublime può pro-gettare il sublime davanti a sé, e così una mondità sublime quale eventuarsi dell'essere sublime transfinitezza o essere archegeta dell'ontopologia sublime.

      Nella libertà sublime c'è l’origininale epigenesi della fondatezza sublime, o ontopologia sublime dell'archegeta.
      La libertà sublime è libertà della sublime fondatezza, quale eventuanza della fondatezza s-fondata, quale eventuarsi sublime dall' abisso sublime, o sublime Ab-grund quale fondale della transinfinitezza del nulla sublime o essere sublime dell’esserci

    9. #9
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      Anybody else interested in what these walls of text look like in english?
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    10. #10
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      Uh...wtf? ..Am I dreaming?

    11. #11
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      Quote Originally Posted by Bonsay View Post
      Anybody else interested in what these walls of text look like in english?
      That would be me....
      What if I told you that I am dreaming right now?
      That your whole life is a lie?
      That the laws of physics as you know them are incorrect?

      Furthermore, what would you do if I told you I'm going to wake up as soon as you finish reading my signature?

    12. #12
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      Quote Originally Posted by google translator
      The beauty worldly acted too much and too little thought, since the definition of purpose, goals and resources is inadequate in sin dall'epigenesi 'self-denial in eventuanza of sublatione sublime or Ereignis sublime: no one conceived of the beauty or l' eventuarsi of beauty, because there is the 'eventuanza the sublime or the sublime sublatione of' To be or being who eventua the sublime.

      The event sublime transgetta of the eventuanza of sublatione of the sublime: the sublime is the event or occurrence in the show, or the ontological structure of the deployment of the truth of the sublime and allowed think of being in his eventuanza.
      It is being sublime that eventua the sublime, in a sublime transradura event of the sublatione sublime.
      The eventuanza of living poetically sublime is the justification that the foundation be unfounded or Ab-Grund sublime, every foundation is inadequate to being founded as the sublime, because each foundation can only be to reduce the scope: the thought sublime think the truth of the sublime, never the truth of metaphysical aesthetic ideal of beauty or the technique of disvelamento, but the truth as aletheia sublime transpoiesis of disvelatezza sublime.

      The Physis, sorgenza la-di-for-itself is sublatione sublime abnegation from obscurity to show or manifest sublime, sublime in disvelatezza is based techne sublime: the techno and the sublime of Poieto sublatione dell'eventuanza of the sublime, disvelanza is sublime, the sublime deployed, the disvelanza sublime happens if the eventuanza dell'aletheia sublime, sublime truth of the sublatione of being.

      Gestell sublime that disveli sublatione sublime of the Gestell disvelatezza dell'eventuanza of disvelatezza sublime, or as sublime aletheia of care or custody of what freedom is sublime or sublime disvelatezza.
      The sublime is there where there is the danger and there is the sublime sublatione that saves the sublime truth of the ol 'eventuanza sublime: only God or the goddess of the sublime can save eventuarsi of the sublime.

      The history of metaphysics of beauty or ideal phenomenal noumenica epistemic is the story of the forgotten sublime, and the history of aesthetic nihilism, history of sublime oblivion or ontological difference of sublatione of sublime.
      The metaphysical ideal of beauty created by Plato shows in being the only aesthetic or phenomenal idea, or noumenica epistemic.
      Plato conceived the idea of evidence of that is the same amount of, or be or idea of a priori as Platonic idea of his being in the body of aesthetic beauty that monsters in the phenomenon.

      It is the beginning of the beauty ideal metaphysics, Nietzsche represents extreme completeness, as will the power dynamics of phenomenal beauty, that the 'fundamental aesthetic beauty of the institution or of the entity.
      Being entities in Nietzsche is still the phenomenal beauty ideal or even noumenica epistemic purity-gaia-science nietzscheiana.

      Plato conceived the archetype of the metaphysics of beauty and Nietzsche thought to be in a Platonic sense and the metaphysics of tragic beauty, Apollinee or Dionysian, nell'ideale Platonic interpreted as adéquat, metaphysics of aesthetic beauty ideal phenomenal, with being Claims: Nietzsche is the last of the metaphysical analysis of the beauty ideal.
      You be the beauty ideal of Nietzsche that which gives aesthetic ideal or nihilistic will to power dynamics, or eternal return the ideal beauty phenomenal; think being as aesthetic ideal of beauty is the will to power dynamics metaphysics of eternal return of the phenomenal beauty of the entity, beauty ideal image of the world.

      Nietzsche nihilism conceived so as aesthetic beauty of non-entity of anything, or nothing of the beauty of being in his relativity of the aesthetics of anything, or nihilism or the beauty ideal of beauty or body-ni nihilism of the phenomenal beauty or noumenica epistemic.

      It is the Gestell the sublime or his eventuarsi which sublatione of nihilism or the coming of the institution, which transradura the sublime truth of that eventua which eventuanza the sublime sublatione the great power of anything that displays the sublime truth, the destination sublime The sublime transradura of 'be sublime or
      eventuarsi freedom of the sublime.
      The difference of ontological sublime is the ontological structure of the sublime.
      Plato conceived of the phenomenon of entities as the basis of appearance, or evident beauty of entities: the event is part of the sublime yet in the phenomenon of sublime albeit in purity phenomenal hermeneutics.

      Ernesto and Luigi Grassi Pareyson reveal nell'estetica Dasein of the beauty of purity or priority of 'a-priori or structure or philosophy ontological hermeneutics of truth inexhaustible.
      Construed Verità and the infinite ontological difference, as a priority of the merits of aesthetics of beauty: the hermeneutics of Pareyson phenomenal beauty of the ideal of freedom ol'essere entity in its being revealed as the truth, show or manifest the beauty of purity ideal phenomena, the institution of the truth of being.

      Hölderlin eventuò of the transpazialità of living poetically sublime or the sinking of transtemporalità, or sank dileguante the sublime that is self-denial priority to epigenesi the dense and full of pregnancy or sublime sublime omen, it is the path on the way towards 'eventuanza sublime that is or will save us: it is no longer the picture or the imago of sublime thought to be from the beauty, the aesthetics of the phenomenal beauty ideal of beauty to be thought of as the icon or imago dell'eventuanza or image of the sublime that will save us, even if there is danger or fear or anxiety or tragedy.

      The image or imago of the sublime is not ideal into hiding more phenomenal, or the purity of beauty visible or obvious to the idea of the scale, is therefore invisible or afenomenica or anoumenica or aepistemica and asymmetrical or incalculable, indescribable , Heard, indecidibile, immeasurable.

      The disvelato it allows the sublime to being of the eventuanza be sublime dell'Ontopologia Del Dasein sublime, and not just the ideal size of the phenomenon of the beauty ideal of purity or epistemic noumenica transcendent or metaphysical beauty of being, which Metaphysik des Daseins.
      There is the sublime Dasein eventua in sublatione sublime dall'Abgründ sublime as eventuanza sublime purity of beauty ideal, or eventuarsi of Dasein sublime.

      Nietzsche and Leibniz before him ideas on anything which is aesthetic merits of the phenomenon of the beauty of both the sublime beauty: nihil est sine ratione, the phenomenal purity of sublime beauty.
      Nothing is perfect or without translogos or noumenico epistemic or even being of the entity.
      Leibniz disvelò the eventuarsi of sublime beauty as sublime truths that are not more like adaequatio rei et intellectus, but transmonade of disvelanza as sublime as svelatezza that eventui the phenomenon or noumeno Episteme of evidence or the ideal of 'Be of the entity.

      This sublime svelatezza is the sublime truth of the sublime, or ontopologica sublime truth.
      Among dell'eventuanza ontological sublime truth of ontic truth and the beauty ideal of gives you the difference ontopologica sublime of 'being.
      The sublime will be nell'eventuanza which gives svelatezza allowing sublatione sublime.
      The revelation of the sublime beauty or ideal phenomenal noumenica epistemic magnitude is the essence of the merits of eventuanza sublime: there is a non-entity, nothing, nothing, or sublime truth that divides in ontic phenomenal ideal of purity Transcendent beauty and ontopologica or transontologia sublime dell'eventuanza.

      The svelatezza the show or the appearance of the sublime beauty ideal is allowed dall'abnegarsi sublime difference transontologica of sublatione sublime: quell'eventuanza is the validity of the difference ontopologica which sublatione of sublime transcendence of being.
      The eventuanza be the sublime of transcendence, be transcended, why are adjusting the size, but 'eventua in sublatione or svelatezza of sublime beauty.

      Ontopologica transcendence is the sublime beauty: sublatione or transcendence of the sublime that you take over, beyond and above, beyond the phenomenal beauty.
      It is sublime transcendence that is that transcends sublatione sublime beauty ideal, the phenomenon goes beyond the purity of beauty.
      The sublime will be eventua in transcendence sublime as sublime-being-in-the-world, or the sublime beauty and purity of the Worlds.
      The sublime sublazione transcend designs in the world sublime: archegeta dell'ontopologia is sublime.

      Only the project sublime that you take over the entity allows an entity to show or manifest sublime abnegation or as sublime beauty or archegeta dell'ontopologia sublime.
      The sublime happen dell'eventuanza designs beyond the sublime, l 'over extent, as of the sublime of sublime, sublime or sublatione of-the-world-sublime: the sublatione be beyond the sublime in his Morphogenesis be sublime in the world, archegeta dell'ontopologia sublime.

      The ideal oltrebellezza phenomenal, the sublatione beyond the sublime to the world and the freedom of the sublime, is the transcendent sublime itself by itself, is freedom of sublatione sublime freedom in which transinfinitezza.

      If not the freedom it would be only the freedom noumenica ideal phenomenal or epistemic.
      Freedom of the transcendent sublime is sublime traninfinitezza of sublatione of transfinitezza as transcendent autopoietica dell'in-of-view, the sublime will be given nell'eventuanza of transinfinitezza sublime, that is sublime in being in himself or freedom of sublime ' transfinitezza event of the sublime.
      Only freedom can sublime eventuare be the sublime nell'eventuarsi sublime world or what archegeta dell'ontopologia sublime, and nell'abnegarsi show transfinitezza sublime.

      The world has never in itself sublime, but it gives you eventua or as sublime worlds, because there be sublime, sublime in its transcendence is the eventuanza freedom sublime, the sublime can be pro-the sublime lay ahead of him , And so sublime as a eventuarsi worlds of sublime transfinitezza or archegeta dell'ontopologia sublime.

      In freedom there is the sublime origininale epigenesi merits of the sublime, or ontopologia sublime dell'archegeta.
      Freedom is freedom of sublime sublime merits as the merits eventuanza s-founded, which eventuarsi sublime from 'abyss sublime, sublime or Ab-grund which transinfinitezza bottom of the sublime or anything of the sublime.

      Still doesn't make sense to me.
      <img src=http://i296.photobucket.com/albums/mm172/spenlow/AllKindsOf/Lesbian.jpg border=0 alt= />

    13. #13
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      Yes, I am dreaming.. ::flys out the window::

    14. #14
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      Crap, I'm a DC now! xD
      What if I told you that I am dreaming right now?
      That your whole life is a lie?
      That the laws of physics as you know them are incorrect?

      Furthermore, what would you do if I told you I'm going to wake up as soon as you finish reading my signature?

    15. #15
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      Page 1
      Storie
      che tra il giugno 1893 e l'aprile 1895 pubblica una Cronica wagneriana
      nazionalisti si dichiarano invece antiwagneriani, poiché il dramma music 1
      wagneriano sembra essere un pericoloso concorrente dell'opera e del b ì
      canto, simboli della tradizione musicale italiana. Il wagnerismo si manif
      sterà ancora con forza nell'opera dello scrittore simbolista Gabriele D'An
      nunzio, che nel suo romanzo II fuoco (1900) unisce l'esaltazione nietzschia
      na dell'individuo, la potenza del superuomo, la speranza in una rigenerazione
      dell'umanità e la fiducia nel ruolo redentore dell'artista, su basi antieguali-
      tarie e autoritarie [Miller 1984].
      In Russia il wagnerismo si sviluppa in un contesto politico totalmente
      differente [Bartlett 1995; Glatzer Rosenthal 1984]. Le delusioni che ca-
      ratterizzano la fine dell'Ottocento e la sconfitta della rivoluzione del 1905
      favoriscono la nascita di due movimenti in apparenza contraddittori, ma
      destinati a confluire col tempo: il populismo e la mistica dell'arte. Il popu-
      lismo favorirà ovviamente l'affermarsi del marxismo, che porterà a sua vol-
      ta alla vittoria dei bolscevichi nel 1917. Ma la corrente idealista e simboli-
      sta si manifesta nel culto dell'arte. In un tale contesto, si vede in Wagner
      il portavoce dello «spirito della musica», nel senso indicato da Nietzsche in
      Die Geburt der Tragödie {La nascita della tragedia, 1871).
      L'idea wagneriana di Gesamtkunstwerk sarà al centro delle preoccupa-
      zioni per la gente di teatro, in particolare per Diaghilev con i suoi Ballets
      russes. L'idea di un'opera d'arte totale si sposa con la concezione mistica e
      religiosa del teatro, teorizzata da Ivanov, che tenta di promuovere l'unio-
      ne della passione sessuale con l'esperienza religiosa e l'estasi. Nello scrive-
      re llpoema dell'estasi e Prometeo, il compositore Aleksandr Skrjabin (1872-
      1915) intendeva realizzare un Mysterium, cioè un tentativo di fusione tra
      musica, colori e arti figurative nello spirito del Gesamtkunstwerk. Quest'ope-
      ra rimasta incompiuta, per la quale però il musicista ha lasciato il testo com-
      pleto e un gran numero di schizzi musicali, è un prodotto artistico tipico
      del suo tempo, e si propone di contribuire a trasformare le dissonanze del-
      la vita umana in un'armonia perfetta.
      I rivoluzionari recuperano invece gli aspetti progressisti dell'opera di
      Wagner. Essi non dimenticano che egli aveva partecipato ai moti di Dre-
      sda a fianco di Bakunin, e vedono in Götterdämmerung una critica alla so-
      cietà borghese. Il grande scrittore simbolista russo Aleksandr Blok tenta
      una riconciliazione fra simbolismo e marxismo, tutto ciò con spirito aper-
      tamente wagneriano. Egli fa riferimento al saggio di Wagner Arte e rivolu-
      zione per scrivere a sua volta Musica e rivoluzione. Blok vedeva nel saggio
      wagneriano l'equivalente estetico del Manifesto comunista di Marx. Cosi
      scrive Blok: «Lo spirito è musica, ascoltate la musica della Rivoluzione con
      tutto il cuore, lo spirito e il corpo». Il bolscevico Lunacarskij, Commissa-
      rio del popolo per la cultura, vede nel Festspielhaus di Bayreuth il modello
      di quelli che dovranno essere i teatri dopo il 1917: templi per celebrare la
      Nattiez L'universo wagneriano, i wagnerismi, il debussismo
      1081
      nuova arte e la nuova società. Il desiderio di trasformare l'attività teatrale
      in glorificazione degli ideali rivoluzionari si avvicina cosi alla funzione mi-
      stica del teatro wagneriano.
      Nella scia della corrente simbolista, il wagnerismo russo procede all'adat-
      tamento delle idee di Wagner al contesto marxista. Mentre il wagnerismo
      italiano è una corrente di destra, quello russo diventa un movimento di si-
      nistra. E questa la dimensione progressista che lo scrittore britannico Ber-
      nard Shaw riconobbe alla Tetralogia nel suo celebre saggio The Perfect Wag-
      nerite [1898]: per Shaw il Ring è un'allegoria socialista. Al contrario, altri
      wagneriani inglesi e americani preferiranno ammirare in Wagner il senso
      imprenditoriale, la dimensione esoterica - coltivata da Ellis, il traduttore
      dei suoi scritti - o celebrare nella sua arte la presenza dell'irrazionalità, del-
      l'inconscio e dell'erotismo [cfr. Dzamba Sessa 1984].
      E in Francia ? Si potrebbe qualificare il wagnerismo francese come idea-
      lista e progressista. Ma il senso politico di questo progressismo variera se-
      condo il periodo. Dato che Wagner appare come un riformatore dell'isti-
      tuzione operistica, l'analogia con il progressismo politico conduce i musici-
      sti che gli si oppongono a paragonarlo al rivoluzionario Marat o al filosofo
      Proudhon. Tali erano i propositi dell'ultraconservatore Fétis. Quando nel
      1861 Napoleone III ordina all'Opera di Parigi di rappresentare Tannhäuser,
      non lo fa solamente per compiacere la principessa Metternich, ma anche
      perché ciò è un modo per lanciare un segnale al partito liberale di sinistra
      che sostiene Wagner e di cui egli cerca l'appoggio all'Assemblea nazionale.
      Ma alla fine del secolo il wagnerismo viene a identificarsi con l'elitismo.
      Chi sono in effetti i rappresentanti della corrente wagneriana a Parigi ?
      Soprattutto scrittori e pittori che vedono in Wagner il prototipo dell'arti-
      sta d'avanguardia [Guichard 1963]. La parola "avanguardia" non è qui in-
      tesa in senso politico, ma in un senso puramente estetico. La fortuna di Wag-
      ner in Francia sarà sostenuta da scrittori di grande qualità: Baudelaire, Ver-
      laine, Mallarmé, per citarne solo alcuni, ma anche da importanti personalità
      dell'epoca, soprattutto autori teatrali quali Edouard Dujardin, che dedica
      a Wagner, «maestro del dramma moderno», il terzo episodio del suo ciclo
      Antonia, e Edouard Schüre, che seguendo l'esempio di Wagner intende con-
      cepire un dramma nazionale «conforme al genio francese».
      Fra il 1885 e il 1888 appaiono i 31 numeri della «Revue wagnérienne»,
      diretta da Dujardin, che si rivela nei fatti come una delle principali riviste
      della corrente simbolista. Non è l'aspetto politico progressista a interessa-
      re gli autori. Eppure questa rivista pubblica la traduzione di un articolo de-
      cisamente sgradevole di Von Wolzogen, intitolato L'arte ariana. Ciò che del-
      l'opera di Wagner interessa alla redazione è l'evocazione di un mondo idea-
      le, inaccessibile e misterioso, in cui religiosità e ambiguità erotica vanno di
      pari passo. La poesia di Paul Verlaine Parsifal, in cui l'opera di Wagner è in-
      terpretata in senso omosessuale, è tipica di questo orientamento [«Revue
      Page 2
      I082
      Storie
      fonante.articolo, Richard Wagne^^^^f
      195-200], titolo ripreso da Paul Claudel nel i926 OueVtiX" U—' Pp-
      sono interessanti in quanto testimoniano contemn^ lmi testi
      arnie e la riluttanza dei due autori E^oSK^T^* l ammira-
      « Può dire altrettanto dell'enorme £*^r£^^**
      wagnemna che si diffonde in Francia tra il xSSo e7xof4 Le' ? ^ne
      1963] ha recensito non meno di venti fra romanlíríV * a Guichard
      di t emir Bourges, in cui una coppia di amanti fratello e sorenT f}
      ascoltando la musica di W«gn«,7oUiWteCfeÄ! ^
      oMr ¿« *»»»/** le pterres d'attente disseminate PC tutto 11 rZ' **
      sono il corrispettivo letterario dei Leitmotive. Inoltre Proust dedil 7^°
      positore dcune delle più belle frasi che siano ÏÏStAfr
      ~ «(««no si près,, facilmente ali."rapprese^ „e^Tcfe
      quadro di Cézanne, che mostra
      1). Egli avrà diversi imitatori, con «tili spesio diÉfenmti (<£."ïa^V
      ra una fanciulla ;
      »nnhäuser (ca. 186
      Renoir per la stempera (1879) testimoniano l'impatto delle rappresa
      pigine T^^^^^1^^^^^
      la célele °gge^Uoddiani W*- ^v. 8-ro) e la pubbhc tà (efr tav S
      turale oenetrannfn T j ,, X Le dlverse forme deI wagnerismo cul-
      lale penetrano in ogm settore della società. Passeggiando per Venezia ver-
      so la fine della sua vita, Wagner poteva ascoltare kpropria musica esegui-
      Jn bel disco dell'Uri Ca:'
      jadri e all'Hotel Metrot
      Morte di Isotta», in cui gli archi e il pianoforte dialo-
      go ,j„n L • ,' 7-e*"-* futcv'» ascoltare la e
      t^e:™heT™ *«*•> bel disco dell'Uri (faine Ensemble [Caine
      1QQ7I inricr, ci r^n~ r ££- ^v 1 . ,, uri '-aine ensemble [Caine
      gano con la fisarmonica.
      4 ■ / wagnerismi musicali.
      41. I wagneriani volontari.
      Seil
      owi?m^Sm0 euUna COrrente culturale> ideologica, ovvero politica,
      deve essileTn A ""** °ï C°rrente muskaIe- Ma «*PPu« quest'ultimo
      re Su o rnen ft"10 "* í"?™00 omogeneo. In realtà ogni composito-
      re più o meno influenzato da Wagner seleziona e sviluppa nel corpus delle
      Nattiez L'universo wagneriano, i wagnerismi, il debussismo
      1083
      proprie opere gli aspetti che più si addicono alla propria estetica e alla pro-
      pria personalità.
      Il Sigurd di Ernest Reyer (1823-1909) viene messo in scena al Théâtre
      de la Monnaie di Bruxelles il 7 gennaio 1884. Anche solo considerando la
      data della prima rappresentazione o il fatto che il libretto si ispiri al Nibe-
      lungenlied, oppure le analogie con Siegfried e Götterdämmerung (i personag-
      gi si chiamano Günther, Hagen, Brunehild), ci si troverebbe comunque di
      fronte all'esempio più significativo di imitazione wagneriana in un compo-
      sitore francese. Ma Reyer aveva cominciato a stendere l'opera nel 1864. In
      realtà il soggetto trattato da Wagner nella Tetralogia era già nell'aria, co-
      me testimoniano sia la presenza del Nibelungenlied nella lista dei progetti
      di Schumann (datata dicembre 1840) sia il progetto di Friedrich Theodor
      Vischer per un'opera sulla saga dei Nibelunghi, pubblicato nel 1844 [cfr.
      Breig e Fladt 1976, pp. 16, 19-24]. Tuttavia, la composizione di Sigurd si
      prolungherà per un periodo di vent'anni; inoltre, in questo «Walhalla alla
      francese», secondo la bella definizione di Steven Huebner, si riscontra una
      fitta trama di Leitmotive. Ma anche se Reyer ammetteva di conoscere le ope-
      re wagneriane fino al Lohengrin, egli si diceva «sconcertato» dalla partitura
      del Tristan, e Huebner ha ben mostrato che le influenze musicali su di lui
      sono piuttosto da ricercare nell'opera di Berlioz [Huebner 1999, pp. 169-94].
      La data tardiva (7 maggio, 1888) della prima rappresentazione all'Opé-
      ra-Comique del Roi d'Ys di Edouard Lalo (1823-92), la cui composizione
      era stata ultimata nel 1878, non deve invece far credere che vi si riscontri
      l'influenza dell'ultimo Wagner. Siamo qui di fronte a una delle manifesta-
      zioni di quel frequente fenomeno che Jürgen Maehder ha ben definito «ri-
      cezione non cronologica» [1999, p. 601]. Infatti, cosi come la reminiscen-
      za del coro dei pellegrini nel!'ouverture del Tannhäuser ne è il primo segna-
      le, le scene di massa, la grande aria di Margared nel secondo atto, cosi vicina
      a quella di Ortrud in Lohengrin, e le frequenti fanfare, testimoniano nel re-
      sto dell'opera l'influenza del secondo periodo wagneriano. Ma Le Roi d'Ys
      è ancora un'opera a numeri chiusi, anche se la musica scorre senza interru-
      zione. Lalo si diceva piuttosto sopraffatto dalla potenza dell'opera di Wag-
      ner, e sembra che siano stati i wagneriani a fare di lui un «wagneriano suo
      malgrado». Lalo, lontano da ogni estremismo, non desiderava essere asso-
      ciato a una corrente musicale in particolare e si augurava la nascita di un'ope-
      ra che andasse oltre l'esperienza wagneriana, ciò che fa pensare fortemen-
      te al futuro Pelléas. La sua opera e il suo atteggiamento documentano dun-
      que l'ambivalenza di alcuni compositori francesi - come sarà il caso di
      Debussy - di fronte a Wagner, modello ed esempio imprescindibile da cui
      allo stesso tempo vogliono prendere le distanze [Huebner 1999, pp. 231-51].
      Tre compositori francesi si dichiarano apertamente wagneriani: Em-
      manuel Chabrier (1841-94), Vincent d'Indy (1851-1931) ed Ernest Chaus-
      son (1855-99). I l°ro drames lyriques, secondo la terminologia adottata al-
      Page 3
      1084
      Storie
      l'epoca, dimostrano il ruolo centrale avuto dal Théâtre de la Monn i
      Bruxelles dopo che vi furono rappresentate la Gwendoline di Ch *U-
      (1885) Ü io aprile 1886, il Fetvaaldi d'Indy (1889-95) il 12 marzo 18
      LeRoiArthus di Chausson (1886-95) Ü 3° novembre 1903. Con questi \^ C
      ri il principio dell'opera come flusso musicale continuo, senza suddivis^
      in arie e numeri chiusi, s'impone stabilmente nella composizione ODer'0""6
      ca. Questo principio segnerà sia le ultime opere di Verdi - Otello, 1887 *
      ch'esso definito "dramma lirico", e Falstaff, 1893 - che il Pelléas et Mi'
      sande (1893-1902) di Debussy, Ariane et Barbe-bleue (1899-1906) di Pa Î
      Dukas, Wozzeck (1917-22) e Lulu (1929-35) di Berg, oltre alla gran parte
      delle opere di Richard Strauss composte dal 1892 al 1942, e a tutte le one
      re dell'epoca moderna, dal xx secolo a oggi.
      Rivolgendosi ai francesi, Wagner dichiara:
      Voi avete capito che io non ero solo un autore di libretti e partiture, ma che dal-
      le mie opere si sprigionava soprattutto un principio di emancipazione teatrale e di
      riforma drammatica adattabile al carattere di ogni nazione [Fourcaud 1886, cit. in
      Wagner 1943, p. 56].
      Affrontando la questione nazionale, egli afferma:
      L'essenziale [...] è che il vostro teatro venga posto su quella strada della logica
      e della verità verso cui ho avviato il teatro musicale della mia patria. Credetemi: se
      in questa fine di secolo i poeti, i musicisti, i pittori, gli artisti di ogni sorta hanno
      realmente a cuore l'adempimento di una nobile missione, essi devono fare in modo
      di restituire a tutte le arti il loro carattere nazionale [ibid., p. 57].
      La prima preoccupazione di un compositore francese deciso ad allontanarsi dal
      solco della tradizione deve essere quella di procurarsi un testo poetico semplice,
      umano, espressivo e soprattutto conforme allo spirito della sua nazione. [...] Attin-
      gete dunque al repertorio delle vostre leggende, che sono numerose e di una ric-
      chezza infinita. Leggete i poemi del Medioevo, le vostre chansons de geste, o meglio
      i vostri romanzi cavallereschi; essi formano il prodotto intellettuale più puro del vo-
      stro patrimonio culturale [ibid., p. 58].
      Wagner lancia poi un appello che sarà più tardi raccolto da d'Indy e
      Chausson:
      Gli Orlandi, gli Artú, i Cavalieri della Tavola Rotonda, i paladini dei vostri an-
      tichi autori popolari possiedono in primo luogo la statura epica e lirica e le idee che
      incarnano - idee di diritto, giustizia, lealtà, carità, amore, che sono in prima istan-
      za fra quelle che meglio si prestano a essere cantate [ibid., p. 59].
      Egli prosegue con un vero e proprio compendio d'arte poetica, nel qua-
      le riassume con forza tutte le idee che stanno alla base della sua riforma
      dell'opera e della sua concezione del rapporto fra dramma e musica.
      E cosi d'Indy ambienta il suo Fetvaal nelle Cevenne e nel Mezzogiorno
      della Francia, e Chausson trae spunto dalla leggenda dei Cavalieri della Ta-
      vola Rotonda per Le Roi Arthus (e Le Roi d'Ys di Lalo porta il sottotitolo di
      Nattiez L'universo wagneriano, i wagnerismi, il debussismo
      1085
      «leggenda bretone»). Va notato che un compositore inglese, Rutland Bough-
      ton (1878-1960), il quale pubblicò nel 1911 un saggio significativamente
      intitolato Music Drama of the Future, tentò di combinare l'eredità wagne-
      riana con l'impiego del corale inglese (per cui propose il termine di choral
      drama). Egli si cimentò nella composizione di un ciclo di cinque opere (an-
      ch'esse basate sulla leggenda arturiana), tre delle quali vennero rappresen-
      tate fra il 1920 e il 1934 [Hurd 2001].
      La principale opera di d'Indy, Fervaal{ 1889-95; rappresentata nel 1897)
      è stata spesso definita il Parsifal francese. In effetti, cosi come Parsifal op-
      pone la Spagna gotica alla Spagna araba (cfr. le didascalie del primo atto),
      d'Indy, autore come sempre del libretto di questa sua opera, sceglie la lot-
      ta fra Celti e Saraceni, questi ultimi presi come sintesi tardo-ottocentesca
      a indicare tutte le stirpi semitiche. Notevoli sono gli appelli alla guerra san-
      ta di Guilhen in nome di Allah, con cui termina il primo atto. Le remini-
      scenze del Parsifal sono numerose sul piano drammatico: come Kundry,
      Guilhen è una specie di maga di sangue arabo che, col sacrificio della pro-
      pria vita, mostra a Fervaal la via dell'amore, quando poco mancava che ve-
      nisse meno al suo giuramento, e loda «l'eterna rinuncia al fascino impuro
      della donna! » (atto I, scena 1). Una tematica al contempo antisemita e mi-
      sogina, tipicamente wagneriana. Ma è soprattutto nello stile musicale che
      d'Indy si dimostra vicino al modello tedesco, per esempio nella scrittura
      cromatica della linea di canto (cfr. fig. 2).
      Il wagneriano d'Indy supera il maestro. Nella sua scrittura armonica, il
      cromatismo è talmente esacerbato che, per quanto questa musica resti to-
      nale, è difficile trovare dei punti di stabilità (cfr. fig. 3).
      E si dovrebbero ancora analizzare dettagliatamente l'uso personale del
      Leitmotiv [Schwartz 1999, pp. 155-237] e il suo contributo all'espansione
      dell'orchestra wagneriana [ibid., pp. 238-99, in particolare la tavola di p. 251].
      La scrittura di d'Indy giustifica appieno il punto di vista di Elliott
      Zuckermann [1964], che a buon diritto ha proposto il termine "tristani-
      smo" per indicare specificamente l'influenza musicale di Wagner. Que-
      st'ultima è particolarmente evidente in Le Roi Arthus, in cui Ernest Chaus-
      son dimostra un'assimilazione perfetta dello stile di Tristan, al punto che si
      ha l'impressione di ascoltare il pregevole pastiche di un allievo molto dota-
      to. Oltre al Tristan-Akkord, in quest'opera si riscontrano analogie con spe-
      cifici passi di altri lavori wagneriani: la musica del Graal nel Parsifal, gli ar-
      chi della «Cavalcata delle Valchirie», il risveglio di Briinnhilde, il riaversi
      di Siegfried in Götterdämmerung, la fine del secondo atto di Siegfried, il co-
      lore scuro dell'orchestrazione di Götterdämmerung, l'invocazione di Fafner
      nella grotta, i corni del Tarnhelm, le grida di dolore di Kundry, i cori cele-
      sti del Parsifal, i bagliori dell'Incantesimo del fuoco... Sarebbe necessaria
      una lunga e paziente analisi per determinare se, come afferma Huebner, ci
      troviamo di fronte a reminiscenze, a citazioni con funzione drammatica, ad
      Page 4
      io86 Storie
      Figura 2.
      V. d'Indy, Fervaal, atto I, scena I.
      Figura 3.
      V. d'Indy, Fetvaal, atto I, scena i.
      Nattiez L'universo wagneriano, i wagnerismi, il debussismo
      1087
      ammiccamenti verso gli intenditori, oppure alla manifestazione della par-
      tecipazione a una battaglia estetica [Huebner 1999, p. 243].
      Gwendoline di Chabrier testimonia ciò che il wagnerismo ha prodotto
      di più fecondo nella storia della musica. È certo che l'influenza di Wagner
      vi si avverte di continuo. L'orchestrazione dell'ouverture è degna di quella
      di Tannhäuser, a partire dal numero 20, le lunghe frasi e i tremoli degli ar-
      chi fanno da tappeto sonoro a trombe e tromboni. Nel primo atto si rico-
      noscono in Gwendoline gli slanci vocali di Brünnhilde; nella prima scena
      del secondo atto si ritrova lo stile "recitativo"; nella scena finale vi è un
      montare della tensione degno di Tristan. Ma per alcuni aspetti Chabrier cer-
      ca di non imitare Wagner. L'opera ha dimensioni ragionevoli, secondo la
      norma francese: un primo atto di 53 minuti, un secondo di un'ora; vi si ri-
      conosce a tratti l'autore della «Fête polonaise» di Le Roi s'amuse; la scena
      finale ricorda quella della trasfigurazione di Der fliegende Holländer, ma qui
      la catastrofe non ha la morbosità dei finali wagneriani. Il dramma lirico
      francese d'ispirazione wagneriana è riuscito in questo caso a combinarsi con
      le qualità specifiche dell'opera francese, in particolare con la sua concisio-
      ne e la sua trasparenza [cfr. ibid., p. 268].
      4.2. L'esplosione dell'influenza wagneriana.
      I compositori dotati di più forte personalità assimileranno alcuni tratti
      della scrittura wagneriana, senza però "rifare Wagner".
      Nell'ultimo capitolo del suo saggio dedicato all'influenza di Wagner sul-
      la musica francese, d'Indy non esitò a parlare di «trent'anni di progresso
      dovuto all'affermazione wagneriana in Francia» e a fornire una lista in cui,
      oltre alle opere di cui abbiamo già parlato, cita Le Rêve di Alfred Bruneau
      (1890), Yolande (1891), Guercceur (1900) e Bérénice (1909) di Albéric Ma-
      gnard, le altre opere proprie - L'Étranger (1898-1901), Le Chant de la cloche
      (1879-83) e La Légende de St. Christophe (1908-15) -, Louise (1889-96) di
      Gustave Charpentier, Ariane et Barbe-bleue (1899-1906) di Paul Dukas,
      Eros vainqueur (1905) di Pierre de Bréville, Le Pays (1910) di Guy-Ropartz
      e Pelléas et Mélisande di Debussy [d'Indy 1930, p. 66]. Quest'ultimo non
      avrebbe certo gradito di vedersi arruolato sotto il vessillo del wagnerismo.
      Questo indiscutibile progresso dovuto all'influenza wagneriana, senza mostra-
      re una servile imitazione, ma presentando al contrario la forza e la vitalità dello spi-
      rito francese, si manifestò tramite opere quasi tutte di valore, e tutte decisamente
      orientate verso un luminoso ideale di Bellezza e Amore [d'Indy 1930, pp. 65-66].
      Per le proprie opere e per quelle di Magnard, Charpentier e Chausson,
      d'Indy sottolineava il fatto che seguendo l'esempio di Wagner il musicista
      aveva anche steso il libretto. Ma ciò è sufficiente per fare di questi lavori
      delle opere wagneriane ? Si, ma alla condizione di distinguere fra i tratti as-
      Page 5
      io88
      Storie
      sunti dallo stile e dall'universo wagneriano e le altre influenze, in part-
      lare quelle derivate dall'opera francese (Massenet, Gounod, Saint-Saën T°"
      relazione alla personalità dei singoli compositori, come Steven Huebn "•
      è sforzato incessantemente di dimostrare nel suo notevole lavoro Fr^ a
      Opera and the "Fin de siècle" [1999]. Ma a loro volta nemmeno Massen
      Gounod e Saint-Saëns furono immuni dall'influenza wagneriana: in EscL '
      monde di Massenet, rappresentata nel 1889, il motivo di Charlotte corno'
      re ben in volte [ibid., p. 95; sul tema dei tratti wagneriani in Massenet
      cfr. ibid., pp. 87-101; Döhring 1999].
      In effetti, ciò che colpisce quando si ascoltano queste opere è che Was
      ner vi si avverte molto meno che non in Le Roi Arthus o Fervaal. Il flusso
      musicale ininterrotto, il principio della melodia continua, l'impiego più o
      meno sistematico di motivi ricorrenti, la tecnica dell'orchestrazione, la scel-
      ta di soggetti drammatici e l'attenzione maggiore per i libretti (sia che il
      musicista ne fosse l'autore, o che si rivolgesse a scrittori più validi di Meilhac
      e Halévy, come per esempio Catulle Mendès per Gwendoline, o Maeterlinck
      per Debussy e Dukas) segnalano l'influenza decisiva di Wagner sull'opera
      francese, almeno fino al 1906, quando Dukas pose fine alla composizione di
      Ariane etBarbe-bleue, opera in cui l'influenza di Debussy è avvertibile dal-
      l'inizio alla fine.
      Ma ormai lo stile musicale wagneriano vi è unito ad altri tratti, tanto da
      risultare in ultima analisi secondario. È il caso di Louise (1889-96, rappre-
      sentata nel 1900) di Gustave Charpentier, in cui a evidenti reminiscenze
      - forse citazioni - della Tetralogia, ma soprattutto di Parsifal, si affianca lo
      stile di Massenet, in un contesto drammatico che non è più quello delle leg-
      gende e dei miti cari a Wagner, bensì quello di un mondo realistico ispira-
      to alle tematiche sociali di Zola - il compositore ha del resto intitolato l'ope-
      ra «romanzo musicale» - tematiche che si ritrovano anche nelle opere di Al-
      fred Bruneau [Huebner 1999, pp. 395-411, 436-55].
      La figura di Giuseppe Verdi (1813-1901)0 stata certamente troppo in-
      gombrante per permettere che la marea wagneriana lasciasse in Italia un'im-
      pronta tanto forte quanto quella che si ritrova nelle opere di Chausson e
      d'Indy, anche se Ernö Lendvai [1988], attraverso una sofisticata tecnica
      d'analisi, è riuscito a trovare analogie armoniche fra Wagner e Verdi, che
      però bisognerebbe riesaminare secondo l'ottica della genesi storica. Eppu-
      re è esistito un wagnerismo italiano esplicito, per quanto meno sviluppato
      che in Francia. Ruggero Leoncavallo (1857-1919) ne è la figura più signifi-
      cativa [Maehder 1999]. Spesso ci si dimentica che un anno dopo la compo-
      sizione di Pagliacci (1892), con cui pagò il suo tributo al verismo, nel ten-
      tativo di contrastare il successo di Cavalleria Rusticana Leoncavallo fece rap-
      presentare a Milano Crepusculum, prima parte di un «poema epico in forma
      di trilogia storica», ¡Medici. Il progetto non fu portato a termine, poiché
      questa prima parte, che metteva in scena Savonarola e Cesare Borgia, si ri-
      Nattiez L'universo wagneriano, i wagnerismi, il debussismo
      1089
      velò un fiasco. Il compositore riconobbe di buon grado l'influenza eserci-
      tata su di lui da Wagner e dai suoi programmi:
      Il titolo generale della Trilogia mi viene dall'ultima parte della Tetralogia di
      Wagner: Il crepuscolo degli dei. [...] Solo dirò che, fedele alle massime del sommo di
      Bayreuth, cercai di fare il poema nazionale e quindi volli che un gran sentimento
      d'italianità aleggiasse costante nell'aura musicale del poema [«La Sera», 15-16 ot-
      tobre 1893, cit. ibid., p. 590].
      Inoltre, a imitazione di Wagner, Leoncavallo compose egli stesso il libretto
      delle sue sei prime opere, e lo stile di Crepusculum - proprio come quello di
      Huit de Mai, un poema sinfonico eseguito solo nel 1990 - testimonia di un
      «sinfonismo wagneriano» [Maehder 1999, p. 597], là dove egli adotta il co-
      lore orchestrale del maestro tedesco, non esitando a ricorrere al corno ingle-
      se, al clarinetto basso, agli oficleidi, al basso tuba. L'opera si apre con evi-
      denti reminiscenze della musica del Venusberg di Tannhäuser [ibid., p. 604].
      Ma alla fine dell'Ottocento nessuno degli operisti wagneriani, in Fran-
      cia o in Italia, aveva una personalità musicale tanto forte quanto quella, per
      esempio, di un Verdi, e comunque sufficiente a imporsi nella scia di Wag-
      ner. Con il suo notevole Nerone (1877-1915), di cui lo scrivente deplora
      profondamente la mancanza sulle scene, Arrigo Boito (1842-1918) avreb-
      be potuto diventare il compositore italiano capace di creare una sintesi fra
      la tradizione lirica del suo paese e le innovazioni wagneriane [Gallia 1986].
      Ma egli non portò a termine l'ultimo atto, mentre l'orchestrazione dei pri-
      mi quattro venne completata da Vincenzo Tommasini e Arturo Toscanini.
      L'opera, che richiedeva un profluvio di scene, coristi e comparse, venne
      rappresentata solo nel 1924, quando era ormai troppo tardi perché essa (for-
      se l'unica opera a esordire con un coro a cappella) potesse esercitare un'in-
      fluenza sullo sviluppo della musica italiana.
      È comprensibile poi che nei paesi di lingua tedesca non vi fosse un ve-
      ro e proprio wagnerismo incarnato in una produzione operistica. Il succes-
      so delle opere di Wagner pesava troppo: quando Engelbert Humperdinck
      1854-1921) si cimenterà nella composizione di dieci opere, metterà in mu-
      sica esclusivamente delle fiabe, e solo il Singspiel Hansel und Gretel (1893)
      è rimasto in repertorio. Humperdinck aveva collaborato con Wagner alla
      stesura di Parsifal nel 1882, e aveva composto, all'ultimo minuto, la musi-
      ca del cambiamento di scena del terzo atto ! Ciò significa che aveva assimi-
      lato i tratti stilistici wagneriani al punto che il maestro gli chiese di sosti-
      tuirlo [Denley 2001]. Quanto alle diciassette opere - fiabe anch'esse - di
      Siegfried Wagner (1869-1930), allievo di Humperdinck nella composizio-
      ne e, sulle orme del padre, autore dei propri libretti, si può affermare che
      non hanno lasciato alcuna traccia, anche se tredici furono rappresentate, e
      se due di esse, Der Bärenhäuter (1899) e An allem ist Hütchen Schuld (1917),
      conobbero un certo successo [Sheren 2001].
      Page 6
      1090
      Storie
      Nei paesi influenzati dalla cultura tedesca, il wagnerismo si manifesta So.
      prattutto nella musica sinfonica. La tecnica compositiva wagneriana (espan-
      sione del cromatismo, prolungamento della melodia, ritardo della risolu-
      zione sulla tonica) favorisce un'estensione inedita dei movimenti sinfonici,
      in cui si dispiega la ricchezza sonora di un'orchestra sempre più ampia. Le
      sinfonie di Dvorak risentono dell'influenza di Tannhäuser. Nella Moldava
      di Smetana, le ondulazioni degli archi ricordano il preludio del Rheingold.
      Anton Bruckner è senza dubbio il sinfonista wagneriano per eccellenza. È
      come se egli si fosse fatto carico di continuare il progetto di dedicarsi al-
      la composizione sinfonica (WWV 107), concepito da Wagner negli ultimi an-
      ni di vita, fra il 1874 e il 1883, ma non portato a compimento. Del resto lo
      stesso Bruckner sottolineò l'influenza che Wagner ebbe su di lui, dedican-
      dogli la sua Terza Sinfonia e intitolandola Wagner-Symphonie. Bruckner riu-
      scì però a crearsi uno stile del tutto personale, che gli permise di essere ben
      di più di un semplice epigono. A tal riguardo, l'Andante della Settima Sinfo-
      nia, che si dice ispirato dalla morte di Wagner, non è immune dall'influenza
      di Parsifal. Sulla scia di Wagner, Bruckner introdusse una terza tromba nel-
      la Terza Sinfonia, un basso tuba nella Quarta, quattro tube wagneriane nella
      Settima, e triplicò i legni nell'Ottava e nella Nona. Si trova un solo esem-
      pio del prolungamento melodico tipico dell'influenza wagneriana: nello
      Scherzo della Settima Sinfonia, il do della battuta 1 raggiunge la tonica so-
      lo alla battuta 248 [Meyer 1973, p. 205]. Si può poi affermare che gli stili
      propri di Richard Strauss e Gustav Mahler non sarebbero stati quello che
      sono divenuti senza la profonda influenza di Wagner, in particolare per ciò
      che concerne l'orchestrazione (sulle sinfonie «fin-de-siècle», cfr. in questo
      stesso volume il saggio di Peter Franklin Le sinfonie fin-de-siècle, pp. 1050-
      1064).
      Bisogna iscrivere anche Schönberg tra i seguaci di Wagner? Le sue pri-
      me opere sono tipici prodotti del post-romanticismo di stampo wagneria-
      no. E quasi un luogo comune vedere nel Tristan-Akkord (cfr. fig. 1) il pri-
      mo gesto musicale che porterà alla sospensione della tonalità, anche se Wag-
      ner non ha mai spinto il linguaggio tonale fino al punto di rottura. Dopo
      Nuages gris (1881), dalla tonalità per lo meno incerta, Liszt, cosí vicino a
      lui, scriverà nel 1885 una Bagatelle, sans tonalité. Si è talvolta rammentato
      che la citazione dell'accordo di Tristano nella Lyrische Suite (1925-26) di
      Alban Berg possa essere stato un omaggio di uno dei grandi maestri della
      scuola atonale e seriale ai nuovi orizzonti dischiusi da Wagner.
      5. Dal wagnerismo al debussismo.
      L'opera di Debussy (1862-1918) mostra chiaramente come l'influenza
      wagneriana, pur presente in modo innegabile, non abbia soffocato l'affer-
      Nattiez L'universo wagneriano, i wagnerismi, il debussismo
      1091
      piarsi di una personalità originale che segnerà anch'essa l'evoluzione della
      musica e aprirà la strada a nuove possibilità.
      Debussy appartiene solo in parte alla storia del wagnerismo, basti pen-
      sare alle sue violente prese di posizione antiwagneriane. Egli parla a questo
      riguardo di «qualche sfibrato capolavoro», attribuisce a Wagner l'inven-
      zione del Leitmotiv guida, definisce la sua orchestra «mastice multicolore»,
      ' e schernisce il «maestoso, vuoto, insipido Wotan» [Debussy 1987, trad. it.
      PP- 35> I3l- Ma, come la maggior parte dei francesi suoi contemporanei,
      egli non è impermeabile alla moda e allo stile wagneriani, soprattutto in al-
      cune delle sue opere giovanili. Non è dunque un caso se i letterati entusia-
      sti di Wagner aderiranno all'universo artistico di Debussy: Baudelaire, Ver-
      laine, Mallarmé e Villiers de 1'Isle-Adam, di cui Debussy progetta di musi-
      care il dramma simbolista Axel, considerato da molti permeato di tematiche
      wagneriane. Tra il 1907 e il 1910, Debussy coltiva perfino l'idea di com-
      porre una Histoire de Tristan. Egli riconosce il genio wagneriano e parla del-
      la «suprema bellezza» della musica di Parsifal [ibid., trad. it. p. 92]. E chiun-
      que abbia ascoltato i Cinq poèmes de Baudelaire del 1887-89, che risento-
      no del "tristanismo", di cui si è appena parlato, e gli interludi degli atti I e
      II del Pelléas, può capire che egli sarebbe stato molto ingrato se non aves-
      se ricordato nel 1903 «quell'epoca, in cui ero wagneriano fino al punto di
      dimenticare i più elementari principi della buona creanza» [ibid., trad. it.
      p. 31]. Ma per quanto Maurice Emmanuel [1926] abbia identificato in Pel-
      léas tredici motivi ricorrenti, Debussy non abbracciò mai il sistema dei Leit-
      motive.
      Proprio come in Wagner, il profondo cambiamento del linguaggio mu-
      sicale al quale Debussy è cosciente di aderire s'iscrive nella trama dell'an-
      tagonismo franco-tedesco precedente la prima guerra mondiale.
      Se la musica drammatica soffre al giorno d'oggi [egli scrive il 1 ° novembre 1913]
      ciò è dovuto al fatto che essa ha male interpretato l'ideale wagneriano e ha voluto
      trarne una formula inaccettabile per il nostro popolo. Wagner non è un buon pro-
      fessore di francese [Debussy 1987, p. 247].
      A ben guardare, Debussy si situa agli antipodi di Wagner. Nel duetto
      d'amore dei due protagonisti, nel quarto atto di Pélleas et Mélisande, Pel-
      léas sussurra «Je t'aime». «Je t'aime aussi» risponde Mélisande. «Oh! qu'as-
      tu dit, Mélisande! Je ne l'ai presque pas entendu! » E in quel preciso istan-
      te, laddove in Tristan und Isolde Wagner avrebbe scatenato un dilagare di
      sequenze armoniche e di accordi di settime diminuite, l'orchestra di De-
      bussy tace. Mai silenzio è stato cosi intenso.
      Per Debussy, esattamente al contrario di ciò che riteneva d'Indy, «bi-
      sognava cercare oltre Wagner e non secondo Wagner» [ibid., p. 63]. Certa-
      mente, un'attenta analisi come quella intrapresa da Robin Holloway [1979]
      mostra nel Pelléas la presenza di «minuzie wagneriane», nonché una certa
      Page 7
      1092
      Storie
      Nattiez L'universo wagneriano, i wagnerismi, 0 debussismo
      1093
      influenza in Jeux (a mio parere impercettibile); ma bisogna comunque sot-
      tolineare che, quando nel 1893 cominciò a comporre la sua opera, Debus.
      sy era già in possesso di uno stile del tutto personale, ben evidente nel Pre\
      lude aï après-midi d'un faune del 1894. Mallarmé ne saluta la novità radi-
      cale ed evoca «la luce che Debussy vi farà risplendere».
      Troppo legato al concetto di libertà, propria e altrui, Debussy non vuo-
      le proclamarsi capo di un nuovo partito artistico.
      Non ci sono più discepoli [egli dichiara nel febbraio 1908]. Non ci sono nem-
      meno più capi-scuola che possano influenzare la produzione dei musicisti della ge-
      nerazione successiva alla loro [1987, p. 281].
      Pertanto, dopo Pelléas critici e musicologi parleranno di «debussismo»
      [Lalo 1907; Laloy 1910]. Se il concetto è possibile, è perché i suoi contem-
      poranei sono coscienti della specificità e della novità del suo linguaggio.
      In realtà il linguaggio di Debussy è il risultato di molte influenze: quella
      di Wagner senza dubbio, ma anche quella della musica da ballo del xix se-
      colo, di Emmanuel Chabrier, delle musiche "esotiche" (la scala per toni in-
      teri, o cinese, il gamelan indonesiano, il folklore spagnolo), dei composito-
      ri russi, in particolare Musorgskij, e soprattutto di Gabriel Fauré. Nel suo
      Traité de l'harmonie nouvelle [1913], René Lenormand colloca fin dalla pri-
      ma pagina la modernità musicale francese nel contesto dell'antagonismo con
      la Germania:
      In questa ricerca di formule nuove, ogni popolo sembra voler affermare il pro-
      prio genio nelTaffrancarsi dall'arte tedesca [ibid., p. i].
      Sono queste nuove formule che faranno nascere il debussismo, definito
      da Lenormand come il precursore della cosiddetta «scrittura d'ispirazione
      moderna» [ibid., p. 6]. A suo parere il 30 aprile 1902, data della prima rap-
      presentazione di Pelléas et Mélisande, segna un confine nella storia dell'ar-
      te; il precursore di questa novità sarebbe incontestabilmente Gabriel Fauré.
      Quali sono i tratti specifici che si ritrovano già nelle opere di Fauré?
      L'utilizzo di quinte parallele, la concatenazione per movimenti congiunti
      degli accordi di settima, la risoluzione estremamente libera dei medesimi
      accordi, le concatenazioni per gradi congiunti degli accordi di nona, o l'al-
      lusione per qualche accordo a tonalità lontane tramite lo spostamento del-
      la fondamentale. A tutto ciò Debussy aggiunge la scala a toni interi, o ci-
      nese, il ricorso al pentatonismo, ai modi arcaici, l'evitare il riposo sulla to-
      nica

    16. #16
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      I do think she should have realised that none of us actually understand what she is talking about by now.

      A wall of text that seems a little bit interesting and it's in another language!

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